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FOTO-BIOGRAFIA
Gianluigi Serravalli nasce a Ferrara nel 1949. Per trent’anni svolge l’attività di documentarista free-lance, curando personalmente montaggio, musiche e animazioni. Nel ’79 e ’80 è invitato da “Italia Nostra” a proiettare 3 suoi documentari dedicati alla difesa del patrimonio storico artistico italiano. Dal ’79 all’82 è assunto come tecnico operatore sportivo della FISN/CONI. Su commissione produce un documento per la Fed. Canoa Fluviale. Nel 1985 un suo filmato tecnico scientifico, commissionato dal CESI è presente nel padiglione ENEL alla Fiera Camp. di Milano. Nel 1990 produce un ultimo filmato a carattere ironico-surreale sull’ampliamento dello stadio di San Siro, per incrementare solo l’attività fotografica e pittorica. Suoi dipinti e foto arredano case private a Milano e in diverse città italiane, ma anche in Germania, Francia, Svizzera, Spagna, Grecia, Bulgaria, Australia e USA. Nel 2009 è primo classificato su 140 artisti al concorso pittorico commemorativo dedicato dal Comune di Milano allo scrittore Giovanni Verga. Il dipinto, donato, è oggi nel museo “G.Verga” di Vizzini (CT). Una decina di dipinti appaiono su copertine di narrativa italiana, tra cui il Premio Bagutta 2000 dello scrittore G. Chiara - Ed Marsilio e un CD musicale. Due noti Studi Legali a Milano hanno arredato gli interni con foto e dipinti. Una foto è nelle collezioni d’arte della sede milanese della farmaceutica francese “Omeopatica Boiron”. Nel 2017 e 18 è invitato al Photofestival. Collabora da diversi anni con “Edizioni Quattro” per gli apparati fotografici, diversi scatti appaiono sul giornale di Zona 4. Numerose foto appaiono nel saggio: “A sud dello Scalo Romana, suggestioni e vocazioni di un’area in trasformazione“. Il saggio è presentato alla fine del 2017 in Galleria V.Emanuele e alla Fondazione Prada nel 2018 a Milano. Per le mostre, collettive e personali, sia pittoriche che fotografiche si rimanda alle varie sezioni nel sito dell’autore.
Gianluigi Serravalli
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LA FOTOGRAFIA DI
GIANLUIGI SERRAVALLI La mia pittura è identificabile nel realismo esistenziale, talvolta onirico e strutturato. Ma fare della fotografia può essere frustrante: la fotocamera rende più difficile avere uno stile riconoscibile. Uno scatto fotografico non sarà mai un prodotto da laboratorio e il tecnicismo esasperato, con le contemporanee devianze pittoricistiche, nega il pensiero fotografico e non mi interessa. Una buona foto rivela il pensiero e lo sguardo dell’autore che non potrà mai essere sostituito dalla tecnologia. “La fotografia è un modo di vedere non l’atto di farlo”: Susan Sontag. Ho iniziato negli anni ‘70 con una reflex Canon FtB manuale corredata da un 28mm e un 60/300mm. Dal 2009 opero con una reflex digitale Lumix G1, leggera e di piccole dimensioni che mi permette di passare inosservato. Utilizzo due zoom Laica 14/45 – 45/200. Ridurre all’essenziale i mezzi è un buon punto di partenza per la semplicità espressiva. Una delle possibilità del fotografo maturo poggia sull’autoironia, per quelle storie inventate dal vero, quelle metafore visive che si esprimono nei dettagli e ne amplificano i molteplici significati. Uno scatto “denso” può essere osservato in due modi: per guardare cos’è, ma anche per vedere cosa sembra! Intuizione, spontaneità e senso compositivo nell’isolare l’essenziale, sono tra quelle facoltà che, in una frazione di secondo, possono fissare attimi di realtà irripetibili e, se a volte non perfetti, possono aggiungere verità alla realtà. Tutto questo è facile a dirsi; tutt’altra cosa è scattare la “fotografia”. Accettare la sfida significa mettersi in gioco all’interno delle regole di una libertà creativa che sappia tradurre il mondo con uno sguardo più lento per sapersi fermare con un occhio diverso sulla realtà. Gianluigi Serravalli
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GIANLUIGI SERRAVALLI “Non è la mera fotografia che mi interessa. Quel che voglio è catturare quel minuto, parte della realtà”. Queste parole del grande Henri Cartier-Bresson riassumono in maniera inconfutabile il pensiero di Gianluigi Serravalli, artista poliedrico, le cui opere si identificano nel realismo esistenziale. La mostra “Tracce di vita messe in scena”, ospitata a villa Borletti a Origgio (VA) dal 24 giugno al 2 luglio 2017, raccoglie un'ampia selezione di fotografie realizzate prevalentemente in bianco e nero dagli anni Settanta ad oggi. Sono ritratti rapiti casualmente ai passanti durante i suoi viaggi nell'amata Francia, scene di vita quotidiana che si trasformano in vere e proprie parodie. L'esposizione vanta anche gli scatti in digitale realizzati, a partire dal 2009, con una minuscola macchina fotografica per documentare il mondo circostante senza essere osservato. Serravalli, apprezzato anche come pittore, ha un carattere socievole e curioso, tipico delle sue origini ferraresi, capace di cogliere gli aspetti drammatici con ironia e sagacia. Spontaneità, intuizione e un senso compositivo innato nella ricerca dell'essenziale sono le doti che caratterizzano le immagini immortalate dall'autore in situazioni a volte esilaranti, spesso irripetibili. Dunque uno sguardo acuto e lungimirante riesce a rendere sublime, attraverso semplici particolari, anche i soggetti insignificanti per l'osservatore. Nei contesti raffigurati emerge sempre un senso di solitudine, un'incomunicabilità fra individui che si rispecchia in un vuoto sia fisico che spirituale. L'inquietudine del mal di vivere si manifesta in varie tipologie di opere descritte da Serravalli. L'architettura urbana appare desolata, quasi metafisica, abitata da poche figure umane abbandonate dall'incuria della nostra cultura in parte devastata. Sono opere che fanno riflettere ma che rasentano la poesia e la musicalità. di Francesca Bellola
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